Tutte l’ estati della mia vita, le ho trascorse nella casa di montagna, dove era nato mio padre, in un piccolo paesino della montagna pistoiese, che si chiama Treppio. Anche adesso che sono “grande”, e babbo non c’è più da tanti, troppi anni, continuo a venire quassù con mia mamma e la mia famiglia, perché ormai Treppio e la nostra vecchia casa, sono entrati nel cuore anche dei miei figli, ed è difficile pensare ad un’altra vacanza che non sia qua …Le mura spesse quasi 50 cm, il vecchio camino con inciso nella pietra le iniziali di nonno e la data 1926, mi ricordano sempre della vita che è trascorsa tra queste mura in tutti questi anni, di tutte le generazioni che ci sono passate, e dei miei cari che non ci sono più …
Però ho anche tanti ricordi che non sono solo tristi o malinconici, sono ricordi bellissimi come quello che mi viene alla mente ogni volta, che la mattina a colazione, i miei figli mi chiedono di preparare i “famosi” castagnacci bianchi…
Immaginatevi me bambina, uno scricciolo con due lunghe trecce castane, che al mattino,appena sveglia , sentiva un profumo delizioso che proveniva dalla vecchia cucina, proprio sotto la mia camera …. Le assi di legno del pavimento, lasciavano passare questo delicato profumo, insieme alle voci dei miei genitori, di nonna Maria, di mio fratello, dello zio Bruno, e spesso anche quelle dei miei cugini Franco e Luigi …
Saltavo giù dal letto e in un attimo, correvo giù in cucina, e vedevo mia mamma vicina ai fornelli intenta a preparare queste deliziose crepes… La padella sul fuoco, la imburrava leggermente , e con un gesto veloce versava con un piccolo mestolo la pastella abbastanza liquida di farina e latte, e con un movimento lesto del polso, la faceva scorrere su tutta la circonferenza , cercando di farla il più sottile possibile. Poi con cura, quando era diventata dorata da un lato,con un colpo secco la faceva volteggiare in aria rigirandola, e cuoceva così anche l’altro lato, poi la toglieva dalla padella appoggiandola su di un piatto, la cospargeva di zucchero semolato , la arrotolava come un grosso sigaro, e chiedeva a tutti i presenti che affollavano la cucina, di chi fosse arrivato il turno per gustare quel delizioso castagnaccio. Io dovevo stare attenta a non scottarmi … al primo morso sentivo scricchiolare i granelli di zucchero sotto i denti, e da quel buco croccante, usciva un filo di vapore caldo, che metteva sugli attenti , sulla possibilità di ustionarsi la lingua, se non avessi aspettato che si fosse leggermente raffreddato … Dopo che avevo finito il primo, aspettavo paziente che si completasse di nuovo il giro, e che mamma mi preparasse il mio secondo castagnaccio …
Adesso li preparo per i miei figli, ma aspetto sempre, di essere di nuovo nella vecchia casa in montagna, nella grande cucina con il camino … perché quel profumo che si spande nell’aria, mi aiuti a ricordare di nuovo i visi e le voci, che non ci sono più…
A te babbo, a te nonna Maria,a te zio Bruno, e a te Franco , un bacio … <3
Castagnacci bianchi
per circa 10 castagnacci
10 cucchiai di farina 00
latte fresco intero q.b per rendere la pastella abbastanza liquida e fluida
burro per imburrare leggermente la padella, tra un castagnaccio e l’altro
zucchero semolato
una padella di circa 24 cm di diametro
Versate la farina in una ciotola, ed aggiungete a filo il latte, mescolando con una piccola frusta, per non formare grumi.Per il procedimento vi rimando al racconto che ho scritto, seguite i passaggi di mia mamma, non è difficile, basta avere un poco di manualità ed un polso veloce …