Un bellissimo contest, questo Blogger Love Q.b indetto dal Molino Grassie dalla bravissima e vulcanica panificatrice, Valentina Venuti di Nondisolopane Impastando s'impara, che mi ha fatto scoprire farine fantastiche, come questa Khorasan Q.b e la mitica semola Kronos Q.b
Il frumento KHORASAN a marchio KAMUT® è un antenato del grano duro, coltivato migliaia di anni fa nella fertile zona tra Egitto e Mesopotamia.
Dopo un lungo oblio è stato riscoperto dai Quinn, agricoltori biologici del Montana, che ne hanno registrato il marchio ed hanno fatto si che questa farina, raggiungesse le nostre tavole.
Contiene proteine nobili, acidi grassi insaturi, sali minerali e oligominerali. Per chi è ipersensibile al glutine è una valida alternativa ad altri cereali.
Personalmente uso il kamut, anche per fare la pizza, il pane ed i biscotti, e lo trovo davvero meraviglioso. Ogni ricetta, è un successo, proprio come queste mini crostatine con orange curd e meringa. Un boccone tira l'altro, e tutti insieme... fanno dei danni, se non si riesce a fermarsi in tempo!
Pasta sucrée di Michel Roux
per 520 g
250 g di Kamut qb Molino Grassi
100 g di burro morbido,tagliato a dadini
100 g di zucchero a velo setacciato
un pizzico di sale
2 uova biologiche a temperatura ambiente
Versate la farina sulla spianatoia, mettete il burro a cubetti, lo zucchero a velo ed il pizzico di sale e mescolate con la punta delle dita.
Incorporate bene, tutta la farina, finché il composto, non sará grumoso.
Fate di nuovo una fontana, ed aggiungete le uova. Lavorate bene l'impasto, fino a che, non sará ben amalgamato.
Schiacciate con le mani, facendo un una sorta di cerchio, ricoprite con la pellicola e mettete in frigo per 1 o 2 ore, oppure nell'abbattitore per circa 30 minuti.
Dopo che avrá riposato, riprendete l'impasto e stendetelo su un piano leggermente infarinato fino a 2-3 mm di spessore.
Tagliate la pasta con un coppapasta e riempite lo stampo con i cerchietti. Spingete la pasta bene sul fondo e mettete lo stampo in frigo per circa 20 minuti, oppure in abbattitore per circa 10 minuti.
Scaldate il forno a 180 gradi, bucherellate il fondo dei gusci con una forchetta, copriteli con della carta forno e fagioli secchi, e metteteli in forno per 10 minuti, poi togliete i pesi e rimetteteli in forno per altri 5 minuti.
Toglieteli dal forno e fateli raffreddare.
Per l'orange curd vi rimando a questa ricetta Per la meringa
2 albumi
40 g di zucchero a velo
Montate gli albumi a neve, ed aggiungete man mano, lo zucchero a velo. Continuate finché non vedrete i classici ciuffi bianchi, sodi e compatti, sulla sommità della frusta.
Per assemblare il dolce, basta riempire i gusci ormai freddi, con l'orange curd, poi ricoprite con la meringa, aiutandovi con un sac a poche.
Accendete il grill del forno e fate dorare la meringa per 2 o 3 minuti.
Con questa ricetta partecipo al contest, indetto dal Molino Grassi
Orange curd, lemon curd, o più semplicemente deliziose e vellutate creme che danno ai nostri dolci, dolcezza ed eleganza, e ai nostri fianchi, sicuramente una taglia in più!
Eh si perché, difficilmente una volta preparate, si lasceranno riposare tranquillamente in frigo, e la tentazione di affondare di nuovo il cucchiaino in quella crema, sarà praticamente impossibile da arrestare.
Il curd è di origini anglosassoni e sicuramente fatto senza addensanti, come la farina e la maizena. Per adesso mi sono cimentata con questa ricetta, ma sono sicura che a breve passerò al livello superiore e sperimenterò qualcosa di diverso, magari con dei mandarini e niente farinacei.
Avevo bisogno di una crema fresca, per riempire dei dolcetti che vedrete presto in un altro post, ed ho pensato che l'orange curd, sarebbe risultato perfetto, visto che gli agrumi iniziano ad essere di stagione e se si ha la fortuna di avere tra le mani delle arance biologiche, allora il gioco si fa semplice.
Una ricetta veloce, poco impegnativa, che ho trovato qua da Silvia.
Intanto immaginatevi il ripieno, al prossimo post, vedrete tutta la ricetta
Orange curd
2 arance abbastanza grosse biologiche
180 gr di zucchero
2 uova intere codice 0
2 tuorli
50 gr di burro
3 cucchiaini colmi di maizena
Lavate le arance, grattugiate la lora scorza, e spremetene il succo.
In una parte del succo, sciogliete bene la maizena, e iniziate a sbattetere le uova.
Unite il burro tagliato a tocchetti, lo zucchero e tutto il succo spremuto.
Cuocete a bagnomaria per circa 10/15 minuti, finché non raggiungerete la consistenza desiderata.
Filtrate la crema attraverso un colino a maglie fitte, versate il composto dentro a un barattolo sterilizzato, fate raffreddare a temperatura ambiente, oppure se possedete un abbattitore come me, abbattetelo in positivo.
L'orange curd, si conserva per circa 1 settimana in frigo.
Un anno, che questo preparato per cioccolata in tazza sta aspettando pazientemente di essere postato. Il preparato della foto, ad essere sincera, credo di averlo spolverato in una settimana o poco più, non tutto io, si intende, ma una mano l'ho data volentieri.
Un anno che aspetta!
Postare la preparazione di questa cioccolata in tazza, il 15 di Agosto mi pareva brutto, e allora ho pensato di aspettare la stagione giusta, che pare sia arrivata, o che arrivi a giorni! Temperature in discesa, pioggia e vento, mi sembra che le ragioni per prepararla ci siano tutte.
Come si fa a non cadere in tentazione, davanti ad una tazza di cioccolata calda, e fumante. Il tepore che ti scalda le dita, il profumo di cioccolato che sale tra il fumo leggero, il marrone scuro che contrasta con la tazza di fine porcellana bianca, e quel gusto pieno di cioccolato, che ti accarezza il palato, e per un attimo riesce a farti dimenticare lo stress di una giornata.
Per farla ci vuole veramente un attimo, basta mettere gli ingredienti dentro ad un buon mixer, e in pochi minuti, il nostro preparato, potrà essere racchiuso dentro ad un bel barattolo di vetro, in attesa di essere usato.
La polvere magica, la potete anche aromatizzare con quello che più vi piace... vaniglia, polvere di arancia, cardamomo, cannella, l'unico accorgimento da usare è... Usate cioccolato e cacao di ottima qualità, mi raccomando! La differenza, la potrete sentire al primo sorso.
Questa ricetta gira in rete da anni, soprattutto nel periodo che precede il Natale, perché è anche un delizioso regalo da fare agli amici...la si può veramente, trovare da tutte le parti, ma io ho preso ispirazione da lei, Fiordifrolla, sul Cucchiaio d'Argento... e quindi grazie Sara :)
Ingredienti per circa 12 tazze:
180 g di cioccolato fondente al 65%
85 g di cacao amaro Van Houten
30 g di zucchero di canna
100 g di zucchero a velo
30 g di fecola di patate
Iniziate con il tritare il cioccolato dentro ad un mixer, dando dei brevi impulsi, per non farlo surriscaldare , poi unite gli altri ingredienti, e tritate, finché il composto, non risultati perfettamente omogeneo.
Se volete aromatizzare il composto, questo è il momento di aggiungere le spezie, poi mettete la polvere dentro ad un barattolo di vetro, ed il preparato per la vostra cioccolata in tazza è pronto.
Per preparare una tazza di cioccolata in tazza, vi occorrono
3 cucchiai di preparato per cioccolata in tazza
150 ml di latte fresco
Mettete il preparato in una piccola casseruola insieme al latte freddo, che verserete poco alla volta, per non fare grumi. Mettete sul fuoco e mescolate continuamente, fino ad a che non avrete una crema densa e vellutata.
La cioccolata in tazza è pronta, prendete una coperta, un buon libro, sdraiatevi sul divano del salotto, e godetevi questo momento di pace.
Di nuovo una torta
magica sulle pagine di Profumi in Cucina.
Dopo aver provato questa
ricetta, nel lontano 2008, ed averla dimenticata per la troppa quantità di
cioccolata, dopo aver provato la versione al limone, ed averla abbandonata per
l'odore di "freschetto"che emanava per via della quantità di uova,
ecco che in rete, trovo una nuova versione che mi cattura, soprattutto per la
sua immagine golosa, e decido di nuovo di lasciarmi tentare, e di dare a questo
dolce, una nuova possibilità.
La ricetta che ho
seguito questa volta, la potete trovate qua, tra le pagine di In TheMood for Pies, che ringrazio per avermi fatto ricredere, su questa torta.
Mi piace la sua
consistenza, mi piacciono i suoi tre strati golosi, e mi piace anche che il suo
gusto non sia troppo cioccolatoso, ma soprattutto mi piace la sua velocità di
esecuzione, che dal pensare di farla al poterla gustare, se non fosse per il
fatto che va lasciata qualche ora in frigorifero, è veramente un lasso di
tempo, molto breve.
Io appena sfornata,
l'ho messa direttamente in abbattitore, quindi dopo veramente pochissimo tempo,
avevo la mia torta magica, pronta per essere servita.
Per una teglia 20x20
115 g burro
sciolto e raffreddato
600 ml
latte appena tiepido
115 g
farina
40 g
cacao
4
uova separate
210 g
zucchero
2 cucchiai
di caffè espresso
1
cucchiaino di estratto di vaniglia
zucchero a
velo
Per prima cosa,
dovete setacciare il cacao e la farina, poi montate i bianchi dell'uovo a neve,
ma fate attenzione a non farli troppo sodi, perché altrimenti il dolce non
verrà omogeneo, ed infine montate i rossi con lo zucchero finché non
saranno bianchi. Aggiungete il burro sciolto, il caffè e l'estratto di
vaniglia.
Aiutandovi con una
frusta, unite la farina ed il cacao setacciati, ed infine il latte. Vi
accorgerete che il composto è molto liquido, ma va bene così.
Unite i bianchi
montati a neve non troppo soda, e mescolate delicatamente. Sicuramente non si
amalgameranno alla perfezione, ma va bene lo stesso, l'importante è che non si
formino, blocchi troppo grossi.
Imburrate ed
infarinate uno stampo 20x20, versate il composto, e cuocete la torta nel
forno già caldo, a 160° per circa 50 minuti.
Al momento che la
sfornerete, vi accorgerete che la consistenza sarà ancora morbida, ma lo deve
essere, quindi lasciatela raffreddare senza toglierla dallo stampo, e
mettetela in frigo, per almeno 3 ore.
Servite la torta
magica tagliata a cubotti, e spolverizzatela di zucchero a velo
Ecco la seconda proposta per il contest #noiCheeseamo, indetto dalla mitica ed ormai affiatata squadra di Peperoni e Patate e Formaggi Svizzeri.
Questa volta la mia ricetta del cuore è stata preparata con il Gruyère Dop, che a differenza dell'Emmentaler DOP, come vi ho spiegato nell'altro post, non ha i buchi o occhiature.
Ad essere sincera, la ricetta che volevo proporre, era ben diversa da questa. La prima che mi è venuta in mente, è stato il gattò di patate o tortino, come lo chiamava mamma.
Credo che sia stato uno dei primi piatti che mi ha insegnato a preparare, perché serviva a togliere tutti gli avanzi di salumi che avevamo nel frigo, e io mi divertivo a mescolare i sapori, come una piccola chimica.
Mai un tortino, uguale a quello della volta prima, ma erano tutti molto gustosi.
Oppure un altro piatto del cuore, quello che mi scatena un sacco di nostalgia è la classica fondue.
Quella la preparava la zia Ines, sorella di mamma, che da Trento si era trasferita per lavoro e per amore, in Svizzera a Berna. Mi ricordo che una volta arrivò qua a Prato, con un tocco di Gruyère e una bottiglia di Kirsh... il pentolino con il fornello, lo andammo a comprare insieme dalla "cocciaia"( persona che vende cocci...alias pentole, pentolini e piatti...) vicino casa, e quella sera a cena, capì il significato di condividere e convivialità a tavola.
Queste palline di patate, mi sono sempre piaciute, con il loro sapore insolito, dovuto alla presenza di nocciole nel loro impasto, e poi non sono assolutamente unte o mollicce, infatti anche una volta tolte dall'olio bollente, non presentano alcuna traccia di olio, sulla loro superficie, tanto da pensare in modo insano e pazzo, di portarle direttamente alla bocca!
Ecco, vi consiglio di non farlo...pena lo strabuzzamento degli occhi e l'emissione di sillabe e consonanti, che escono dalla vostra bocca in maniera impropria ed improbabile, misti ad una immissione di aria fredda, per cercare di spegnere quella fornace che avete in bocca!
Secondo voi, posso essere stata così ingorda, da assaggiarle ancora bollenti????
Ebbene si, ingorda e sciocca!
per 4 persone
1/2 kg di patate di Montese
100 g di Gruyère DOP
30 g di granella di nocciole
150 g di farina di mais fine
2 uova
erba cipollina
olio di semi d'arachide per friggere oppure olio extra vergine delicato ( tipo ligure o Lago di Garda)
sale e pepe
Fate lessare le patate con la buccia, poi fatele intiepidire, pelatele e passatele nello schiacciapatate, lasciando cadere la polpa, dentro ad una ciotola.
Tritate il gruyère, la granella di nocciole e anche 50 g di farina di mais, se la grana fosse troppo grossa,aggiungetele alle patate ed unite anche un ovo, l'erba cipollina e aggiustate di sale e di pepe.
Mescolate bene il tutto.
Formate delle palline, passatele nell'uovo sbattuto e poi nella farina di mais tenuta da parte.
Friggete le palline in olio ben caldo, scolatele e fatele asciugare.
Possono essere servite come contorno, oppure come antipasto o finger food
Pazienza, per fare questa confettura, ci vuole pazienza, forza e spirito giusto ...
Prendete un marito, non uno qualunque, ma il vostro!
Convincetelo a portarvi in campagna...Si lo so, quando eravate giovani, non c'era bisogno di convincerlo, vi ci portava lui ... :))
Cercate dei bei cespugli di rosa canina, quelli che svettano verso il cielo, con le bacche rosse e pieni zeppi di spine ( e qua si capisce a cosa servono i mariti alti e forti, delle mogli tappe come me...) ed iniziate a raccogliere le bacche.
Qua tra un porca vacca come buca, e un... oh ma te, non fare la furba e guarda se ne raccogli qualcuna...dovrete raccoglierne un bel po' ed evitare di seminarle per terra, nella malaugurata ipotesi che vi si buchi il sacchetto di plastica ( indovinate se a noi, è successo)
Poi tornate a casa, tanto ormai s'è fatto buio e non avete più ne l'età ne il fisico, per fare i giovincelli... :))
Per circa 3 barattolini della Bormioli
900 g di bacche
1 bicchiere di vino bianco
zucchero semolato
acqua
Lavate le bacche ed eliminate il picciolo e i peletti neri.
Potreste anche aprire le bacche ed eliminare i semini ed i peletti interni, ma poi iniziereste ad annoiarvi ed ad inveire contro di me, quindi postate il coltello, e procedete come vi consiglio io ...
Mettete le bacche in una pentola, copritele a filo con l'acqua fredda e un bicchiere di vino bianco, e fate cuocere il tutto per circa 45 minuti a fuoco basso. Le bacche devono essere morbide, se non sono morbide, lasciatele cuocere ancora qualche minuto.
Ora prendete un passaverdura e con santa pazienza e forza, passate la polpa. Munitevi adesso di un colino a maglie fitte, e ripassate la polpa spingendo il tutto con un cucchiaio... questo serve a non far rimanere i peletti contenuti nelle bacche , dentro la confettura. Se le bacche al nord, si chiamano anche gratacul, un motivo ci sarà, no?!?!
Ora pesate la polpa ottenuta, ed aggiungete la metà del peso in zucchero, unite dell'acqua e un altro bicchiere di vino, mescolate bene e rimettete sul fuoco, finché la confettura non sarà pronta.
Versate la confettura nei vasi sterilizzati, chiudete con un bel tappo nuovo di zecca, capovolgete il tutto e lasciate che si crei il sottovuoto.
Eccomi qua puntuale, con la mia proposta per il contest più formaggioso del web.
Ormai l'appuntamento con i Formaggi dalla Svizzera, è diventato una piacevole cosuetudine, infatti
questo è il terzo contest, che la bravissima Teresa Balzano lancia nel suo blog Peperoni e Patate, in collaborazione con Formaggi dalla Svizzera.
Quest'anno i formaggi da provare erano l'Emmentaler DOP e Le Gruyère DOP... voi la conoscete la differenza tra i due formaggi?
Facciamo un po' di sano e gustoso ripasso...
Le Gruyère DOPNON e sottolieno NON ha i buchi, ma è bello compatto senza un cenno di buchetto... profumato, ottimo in un piatto di formaggi misti e eccellente se lasciato fondere , insieme ad altri gustosi ingredienti. I litri di latte usati per produrlo, si sentono veramente tutti quanti! Pensate che per farne una forma da 35 kg, ne occorrono ben 400...
E l'Emmentaler DOP, direte voi? Ecco lui i buchi ce li ha, e si chiamano occhiolatura. La loro dimensione varia da una piccola ciliegia a quelle di una noce, ed è un formaggio che si presta ad essere consumato prevalenetemente crudo, ma anche leggermente scaldato proprio come l'ho usato io, e posso giurarvi che ha un suo perchè.
Ma parliamo della ricetta adesso.
Un semplice antipasto, ma che mi/ci è piaciuto tantissimo fin da subito.
La prugna aromatizzata al tè, si sposa benissimo con il gusto dell'Emmentaler Dop, che ricorda vagamente la noce, e la pancetta croccante con la sua nota salata è il perfetto contrasto dell'intero boccone.
Ho scelto l'Emmntaler DOP, proprio per il fatto che il formaggio non deve sciogliersi del tutto, ma al momento dell'assaggio, si deve percepire bene la sua consistenza, e con questa cottura breve, ho ottenuto l'effetto sperato
Per 4 persone
8 prugne secche denocciolate
50 g di Emmentaler DOP
la scorza grattugiata di un'arancia biologica ( oppure la polvere essiccata)
8 fette di pancetta
1 cucchiaio di polvere di tè
insalatina mista
Tagliate
L'Emmentaler in 8 piccoli cubetti, metteteli in una ciotola con la
polvere d'arancia, mescolateli bene e lasciateli insaporire.
Intanto preparate il tè, con 2 dl d'acqua, e fatelo intiepidire.
Una volta intiepidito, tuffateci dentro le prugne per circa 30 minuti, poi toglietele e asciugatele delicatamente.
Riempite le prugne con i cubetti di Emmentaler DOP, poi avvolgetele con le fette di pancetta e fissateli con degli spiedini a due a due.
Cuocete nel forno caldo, a 220° per 5 o 6 minuti.
Fateli leggermente intiepidire e serviteli con l'insalata.
Alcune settimane fa, sono stata invitata in Liguria, per un educational
sul Pesto di Prà dell'azienda Serre Sul Mare della famiglia Bruzzone e
Ferrari.
Una storia che parte da lontano, dal lontano 1827 anno in cui, la famiglia iniziò a coltivare il famoso oro verde, sulle terrazze che si affacciano direttamente sul mare Ligure.
Un microclima perfetto, tecnologie all'avanguardia che rispettano l'ambiente, la grande esperienza nel settore agricolo, la materia prima che viene coltivata direttamente sul posto, e l'utilizzo di materie prime d'eccellenza. Ecco il segreto di un vero Pesto Genovese.
Basilico Genovese Dop, olio extra vergine d'oliva italiano, Parmigiano Reggiano Dop, Pecorino Romano Dop, pinoli italiani, sale e aglio, anche lui italiano, questi sono gli ingredienti, che sapientemente pestati, danno vita a questa salsa dall'aroma inconfondibile.
Oltre al famoso pesto, Serre sul Mare producono anche il Pesto senza aglio, la Salsa di Noci che ho usato io per la mia ricetta che ho postato qua sotto ed anche l'ultima novità della Famiglia Bruzzone e Ferrari, ovvero il Pesto Rosso al basilico.
Oltre che visitare le serre, la famiglia Bruzzone e Ferrari, ci ha resi partecipi di un interessantissimo show cooking realizzato dalla Chef Tina Cosenza, che ha preparato un piatto da cambusa tutto realizzato con i prodotti dell'azienda.
Un panino al basilico, con acciuga e salsa di noci, un vasetto con verdure, baccalà e pesto di Prà, calamaro ripieno con pesto rosso al basilico, e per dessert un delizioso cremoso al basilico, presentato in maniera veramente carina.
Ed ora ecco qua la ricetta che ho realizzato io, con la loro Salsa di noci...
Non vi do le dosi precise, perché la potete fare direttamente ad occhio, comunque avrete bisogno di...
Lavate l'indivia e asciugatela. Mettete alcune foglie dentro ad una pirofila, riempitele con dadini di brie e pera.
Mettete la teglia in forno, sotto al grill finché il formaggio, non inizierà leggermente a sciogliersi.
Dilite la salsa di noci, con un goccio d'acqua fredda, mescolate e distribuite sui cesti ni d'indivia.
Se volete, potete aggiungere della granella di noci tritate.
E con questo è tutto...ringrazio di cuore Il Pesto di Prà e la famiglia Bruzzone e Ferrari per l'ospitalità, e per avermi fatto scoprire quanta passione è racchiusa, dentro ad un semplicissimo vasetto di vetro.
Il pesto di Prà di Bruzzone e Ferrari Salita R. Ascherio 3a Genova Prà
Quando vado a Porretta, per qualche commissione, mi fermo sempre in una pasticceria in via Mazzini, per comprare gli zuccherini montanari. Una bottega storica, e per storica intendo che sicuramente ha più o meno la mia età, visto che ci andavo anche da bambina. Appena si entra, le narici percepiscono subito il profumo di anice, e lo sguardo rimane incantato sulla montagna di biscotti glassati e profumati, che fanno bella mostra nella vetrina.
Ho sempre pensato che gli zuccherini fossero tipici di Porretta, fino a che non mi sono " accorta", che gli stessi biscotti li facciamo anche noi, qua in vallata e precisamente a Vernio, a pochissimi km da Prato.
In effetti, i km che separano Porretta da Vernio non sono molti, tutte e due si trovano sull'Appennino, uno chiaramente dalla parte Emiliana e Vernio sul versante Toscano, quindi penso che bene o male, si possa parlare se non proprio della stessa ricetta, ma di una ricetta, molto, ma molto simile.
I semini di anice ci sono, il liquore all'anice pure, la glassa idem, e quindi direi che ci siamo.
È una ricetta facile, basta mescolare tutto insieme, formare delle ciambelline e mettere in forno. Poi dovremo glassare le ciambelline con lo zucchero, aspettare che si raffreddino, e finalmente potremmo gustarle.
Io da bambina, partivo sempre dalla glassa... mi impegnavo a staccarla con dovizia e pazienza, un po' con i denti e un po' con le dita, e poi era la volta del biscotto morbido e sbricioloso. Ora che sono cresciuta, non lo faccio più , anche se la tentazione sarebbe forte :)
Questa è la ricetta di quelli di Vernio,
500 g di farina 00
4 uova
50 g di burro
100 g di zucchero
una bustina di lievito
20 grammi di semi di anice
mezzo bicchiere di liquore all' anice
300g di zucchero semolato per la glassa
acqua q.b
Riscaldate il forno a 180°.
Sulla spianatoia fate la fontana con la farina, poi aggiungete gli altri ingredienti,date una bella mescolata e impastate, finché non otterrete un impasto liscio.
Formate delle piccole ciambelline e posizionatele man mano, su una teglia antiaderente.
Infornate e lasciate cuocere per circa 20/25 minuti.
Le ciambelline devono rimanere abbastanza morbide e non croccanti.
Sfornatele e lasciatele intiepidire.
Intanto fate sciogliere lo zucchero insieme a un po' d'acqua, in un largo tegame e quando vedrete che il liquido sarà quasi del tutto evaporato, versateci dentro le ciambelline e con l'aiuto di un cucchiaio mescolate, per far attaccare la glassa.
Mettete a raffreddare sopra ad una gratella.
Gli zuccherini, si possono conservare per qualche giorno, dentro a delle scatole di latta...
La Calabria, non è poi così lontana da Prato...In poco più di un'ora, volando con Rayanair si raggiunge Crotone da Pisa. Giusto il tempo di allacciarsi le cinture, salutare la costa toscana e ci si ritrova catapultati, in una terra sospesa tra terra e mare!
La Calabria, la terra della mia amica Teresa Balzano, quella che solo a nominarla, le fa brillare gli occhi e chiamare il suo blog Peperoni e Patate, proprio come un piatto tipico di questa terra. La Calabria una terra generosa, schietta e spontanea, proprio come coloro che la abitano e la portano nel cuore!
La Calabria, dove il senso del tempo è talmente dilatato che non esiste la fretta, dove le porte di casa e la dispensa della cucina vengono aperte anche a perfetti sconosciuti che ti piombano a casa, una domenica pomeriggio. La Calabria, dove se non ti alzi da tavola sazio e satollo, sembra quasi di non aver mangiato... La Calabria, dove pensi di trovare solo cibo che ti brucierà inesorabilmente le papille gustative con il suo piccante, ed invece ti delizia con la sua delicatezza! La Calabria, dove la musica e le sue canzoni, ti fanno battere le mani, l'anima ed il cuore.
La Calabria, la terra di cui ti innamori in poche ore...
Siamo stati invitati nel crotonese proprio da Teresa, a nome dell'associazione Gal Kroton , il Gruppo d'Azione Locale della Provincia di Crotone, che si occupa di valorizzare e promuovere il territorio ed i progetti, di tutta l'area Crotonese, e poi da Lui, l'Unico, l'Inimitabile, l'Instancabile Piero Romano, proprietario della Fattoria San Sebastiano colui che ci ha ospitate, sfamate, scarrozzate, rendendo indimenticabili, i giorni trascorsi in sua compagnia.
Ma facciamo ordine e partiamo dall'inizio...
Appena atterrate, siamo state accolte da Teresa e dalla sua mitica mamma Elvira, e subito è partita la proposta per andare a visitare una bellissima località li vicina, Le Castella, dove si trova una meravigliosa fortezza perfettamente custodita, che risale alla seconda metà del XIII secolo.
Praticamente la fortezza si erge su una piccola penisola, attaccata alla costa da una sottile striscia di sabbia.
Si pensa che anticamente i castelli potessero essere più di uno, ed è forse per questo che si è usato il sostantivo plurale, per dare un nome a questo luogo, così affascinate.
Le Castella è anche ormai famosissimo, per avere il gelato che si scioglie alla velocità della luce... e si che noi food blogger, siamo abituati a mangiare, ma con quel cono, non c'è stata storia... ha vinto lui! Le tracce del suo passaggio, erano ben visibili sia sugli abiti, che sulle mani!
Da Le Castella, ci siamo dirette verso Strongoli Marina, dove avevamo il nostro appartamento che ci attendeva. Questo è lo spettacolo che ci si è prospettato al risveglio la mattina seguente. Non era il classico appartamento vista mare, ma era proprio SUL mare!
Ormai anche gli altri food blogger, pian piano erano arrivati alla spicciolata... si era fatta una certa ora, la pancia iniziava a brontolare,( il gelato di Le Castella, ci aveva fatto un baffo...) ed era giunto soprattutto il momento di conoscere il mitico Piero Romano, che ci attendeva nella sua Fattoria San Sebastiano.
La fattoria San Sebastiano è una fattoria biologica e biodinamica che si trova immersa in una distesa di olivi antichi, ai piedi dell'antica Petelia o come viene chiamata oggi, Strongoli.
Un'azienda antica, acquistata dalla famiglia Romano ai primi del "900, e Piero che oggi la dirige con tanta passione ed attenzione, ne è il rappresentante della terza generazione.
Oltre ad essere una classica fattoria, con oliveti, vigneti e coltivazioni di grano Senatore Cappelli, da pochissimo tempo, Piero ha aperto anche un delizioso agroristorante ( si può dire agriristorante? ) proprio all'interno della fattoria ristrutturata recentemente!
Venerdì, sabato e domenica, tra canti della tradizione calabra, risate e ottimo cibo, la fattoria apre la sua cucina e i suoi 100 posti , a chi vuol godersi una serata come in famiglia.
E' proprio qua, presso la fattoria, che la mattina seguente abbiamo avuto il primo incontro con alcuni produttori ed i prodotti che fanno parte del paniere del Gal Kroton (Gruppo azione Locale).
Un incontro più che gradito, che ci ha portati ad assaggiare l'olio biologico di Piero Romano, che vanta numerosissimi premi, e se lo si assaggia si capisce anche il perché, di tanto successo!
Le mostarde e le confetture Calabria Gourmet, di Antonio Elia ... cipolle in agrodolce e mostarda di cipolle, oltre alla gelatina di birra, ottenuta con la birra Blandino
Abbiamo conosciuto anche Gian Franco Blandino, dell'omonimo birrificio Blandino, che produce due birre artigianali buonissime, la birra Denis quella più fresca e leggera, adatta come aperitivo o per accompagnare piatti come la pizza e la carne bianca, e la Fraden, una birra da meditazione o per accompagnare risotti , formaggi a media stagionatura e dolci che non abbiano cioccolato al loro interno.
Miele, propoli e caramelle balsamiche al miele: Apicolutura Lucanto (Mesoraca, KR)
E poi i dolci preparati da Nadia, la moglie di Piero ...
oppure la frutta fresca e profumata...
Accompagnati da Piero e da Martino Barretta del Gal Kroton, abbiamo continuato la nostra scoperta dei sapori calabri, proprio nella sede del Gal Kroton, presso Torre Melissa, un'antica torre aragonese, che anticamente proteggeva tutto il territorio, dagli attacchi via mare.
Ecco qua la lista dei produttori.
Caciocavallo Podolico: azienda Parrilla (il proprietario si chiama Bevilacqua) Loc. Vuote 88811 Cirò Marina
Salame di maiale nero: Azienda Leadercoop di Casabona (KR)
'Nduja di maiale nero: Azienda Leadercoop di Casabona (KR)
Sardella: Az. Parrilla Gastronomia Via Scalaretto 88811 Cirò Marina;
Birra artigianale e gelatina di birra: Blandino (Strongoli, KR)
Miele, propoli e caramelle al miele: Apicolutura Lucanto (Mesoraca, KR)
Pecorino crotonese: Azienda Agricola Spina
Sott'oli e olive schiacciate: F.lli Cristiano
Creme piccanti: Az. Sapori e Delizia
Carne Podolica APZ Calabria
Vino: Cantine Riunite di Melissa e Cirò
Confettura (e cipolle agrodolce e mostarda di cipolle) Calabria Gourmet di Antonio Elia
Pane del mitico Mimmo Grillo
e ovviamente l'olio biologico della Fattoria San Sebastiano
E dopo esserci di nuovo rifocillati a dovere, ( si denota si, che in Calabria si mangia bene???) è stata la volta di una rapida visita alla Cantina Cirò e Melissa...
E poi, visto che in qualche modo, dovevamo pur smaltire quello che avevamo mandato giù, è stata la volta della visita a Strongoli, con le sue piazze, le sue case antiche e le sue stradine irte ...
Un paese ancora ricco di fascino.
E venne ancora la sera, una cena fantastica in fattoria San Sebastiano, e poi visto che si era fatto una certa ora ... ( 1, 30 del mattino?) via tutti di corsa a letto, perché alle 5.30 sarebbe suonata di nuovo la sveglia! Ci aspettava una giornata importante, dovevamo vendemmiare!!
Il trattore della fattoria si è messo in moto. Ancora assonnati e silenziosi, siamo saliti sul suo rimorchio, e siamo partiti per vedere l'alba sul promontorio di Vergadoro, possando attraverso i vigneti e gli oliveti.
E poi finalmente la vendemmia ...
E dopo la vendemmia, abbiamo fatto visita all'azienda Spina, dove siamo rimaste rapite da questi esserini appena nati.
Ancora un pranzo ci attende...questa volta in riva al mare al Saint Thomas di Strongoli Marina...
Ed è arrivata anche l'ultima sera... Dopo esserci riposate qualche ora ( credo di aver dormito 7 ore in tre giorni...) Piero, ci ha organizzato una serata fantastica alla fattoria.
Balli, canti... il mitico Salvatore Bellio o Taruzzo cantastorie di infinita saggezza e cultura, il gruppo folcloristico Aqila di Strongoli, nato da pochi mesi ma che ha danzato per noi, coinvolgendoci ( io non ho zompettato...complice una caviglia malandata...) nel loro spettacolo, una tavola lunghissima con tutti i protagonisti che hanno allietato i nostri giorni in Calabria, risate, vino, buon cibo, tutto questo ha prodotto un'alchimia strana, magica, che difficilmente credo che si ripeterà in seguito.
Da perfetti sconosciuti, siamo diventati quasi una famiglia...
La Calabria ci ha regalato tanto, ma soprattutto dobbiamo ringraziare Piero Romano, Martino, tutto il Gal Kroton e chi ci ha aperto le loro porte, facendoci sentire a casa!
Vi lascio un filmato, per farvi vedere questi tre giorni, come li abbiamo vissuti noi...scusatemi per questo post lunghissimo, ma le cose da dire e da farvi vedere erano tantissime...