Nell'
ultimo post, vi avevo raccontato della Riviera dei Ciclopi e di Caltagirone, dove il mito e la leggenda, si fondono nelle ragioni più scientifiche, e ci raccontano della nascita, della famosa Muntagna.
Questo invece, è il post conclusivo, di una settimana intensa e emozionante, che mi ha fatto scoprire una Sicilia che difficilmente, si ha la fortuna di poter conoscere, attraverso i canali di informazione, che tutti conosciamo.
E' un racconto, forse più fotografico che di parole, ma per farvi capire una piccola parte di quello che è questa terra meravigliosa, forse le immagini sono l'unico mezzo adatto a questo scopo.
Essere ospiti di una struttura come questa, il
Ramo D'Aria ad Altarello , presso Giarre, con alle spalle la Muntagna, e di fronte il mare cristallino.
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Partiamo alla scoperta di
Acireale, nella giornata più calda della settimana... sfioreremo i 33° e siamo solo a Maggio.
Acireale, con la sua meravigliosa piazza del Duomo e la sua Cattedrale, dei suo balconi così sfacciatamente gotici, tanto da farmi ritornare in mente, i gargoyle parigini.
Facce buffe che sembrano quasi prenderci in giro, dall'alto della loro posizione
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Le sue strade strette, con i suoi banchi del mercato, che offrono verdure e frutta, a volta sconosciute, come il
cavolo trunzo di Aci, che è presidio Slow Food, il suo pescato giornaliero, che ti imbambola con i suoi colori sgargianti e vivi, e capisci la differenza tra pesce fresco, e quello che ti vendono come fresco, quando sei a casa.
Acireale, con i suoi agrumi, e l'immancabile granita servita da una magnifica terrazza
a picco sul mare, e preparata dal signor Patanè, che ha la sua gelateria a Pozzillo, e ce la fa gustare direttamente dentro, ai limoni scavati.
Per fare un'ottima granita, ci racconta Pozzillo, ci vogliono i limoni verdelli, quelli ottenuti da una forzatura della pianta, che rimane asciutta per circa 40 giorni, stimolando così, un'abbondante fioritura, per poi essere di nuovo innaffiata e quindi portare alla crescita e alla maturazione, i limoni che erano presenti sulla pianta.
E poi le dosi per un'ottima granita
1/3 di succo di limone
1/3 di acqua
1/3 di zucchero
Vi prometto, che presto, posterò la ricetta ...
Acireale con la sua Timpa, la riserva naturale con le sue rocce vulcaniche e la fitta vegetazione, che scopriamo scendendo attraverso le Chiazzette , il sentiero che ci porta direttamente a Santa Maria alla Scala, attraverso scorci mozzafiato, e un caldo da paura...
Ma le bellezze siciliane, non sono solo legate al territorio, ma anche ad una tradizione, che affonda le radici nel tempo. Abbiamo visitato il museo dei pupi di Acireale, e in un attimo, sono stata catapultata indietro nel tempo di qualche anno,, quando sul canale della Rai, ancora in bianco e nero, vedevo il teatrino dei pupi, con le vicende dell'Orlando Furioso, che ad essere sincera, mi metteva sempre una certa ansia e suggestione.
Ma il nostro viaggio alla scoperta della zona di Catania e dell'Etna continua con la nostra visita quasi alle pendici dell'Etna, visitiamo Bronte, anche se pur in maniera velocissima, visto che non era in programma, ma la nostra curiosità di poter vedere dove vengono coltivati i famosi pistacchi, era troppo forte.
Ci viene raccontato che la pianta di pistacchio, cresce solo in mezzo alle rocce laviche, e produce solo ogni due anni.
Per chi fosse interessato, questo è l'anno giusto, per la raccolta.
E poi, ancora vino, presso l'azienda
Destro, a
Randazzo, dove sorseggiamo vini, che racchiudono in se, tutti i profumi di questa terra, che sembra arida, ma che invece è ricca e generosa.
E il pullman che ci accompagna, ci porta dove hanno inizio le
Gole dell' Alcantara, nate dal raffreddamento delle colate laviche, a seguito dello scorrere impetuoso del fiume che le da il nome.
Uno spettacolo che lascia senza parole, le acque impetuose che scorrono veloci,, la frescura che ne deriva, è facile pensare che un posto del genere, deve essere per forza meta, delle gite domenicali delle famiglie catanesi, e protagonista di tanti sport ed escursioni.
E poi, come se fosse sbucata dal nulla, ecco la cappella bizantina più famosa di Sicilia. La Cuba di Santa Domenica, che si trova vicino a
Castiglione di Sicilia.
Castiglione di Sicilia, uno dei più bei borghi d'Italia...
E poi c'è lei, la
Muntagna, che in questi giorni, è stata sempre presente, ovunque andassimo, anche se distante, ma che grazie al Corpo Forestale dello Stato, abbiamo avuto il piacere di poterla visitare a bordo di una camionetta, messa a nostra disposizione.
Partiamo dal
Rifugio Sapienza, non senza provare dei brividi, visto la grande salita che ci aspetta, per raggiungere le quote sommitali.
Pensare che siamo sul più grande vulcano attivo d'Europa, mette un po' di ansia, ma lo spettacolo che ci attende, ci ripaga di tutto...
La lava nera, la cenere, mescolati con la neve ancora presente, sono uno spettacolo unico.
Il vento ci sferzava il visi, ma con le nostre giacche a vento, e gli scarponi da trekking, non abbiamo avuto problemi, ad affrontare l'Etna.
Lascio l'Etna, con la promessa a me stessa di tornare presto, perché non si può rimanere indifferenti, da tanta maestosità, e tanta generosità. Perché tutto quello che ho visto, ho assaggiato, ho bevuto, sono figli di questi crateri, di questa forza celata al suo interno, che senza il minimo preavviso, è pronta ad uscire fuori e a modificare il paesaggio, in un attimo.
E l'ultimo appuntamento con i fantastici vini e piatti della tradizione siciliana, l'abbiamo presso l'
Enoteca della Strada del Vino dell'Etna, a Ragalna, dove assaggiamo i piatti straordinari cucinati dallo chef Orazio Moschetto, e ne rimaniamo piacevolmente colpiti, tanto da fare il bis, e forse anche il tris, con la sua caponata e cioccolato.
E con questa carrellata di piatti siciliani, do il mio arrivederci a questa magnifica isola, e ringrazio ufficialmente tutte le Soat, che ci hanno accompagnati in questo viaggio, Valeria Calastro, per la sua voglia di raccontarci della sua terra, e i miei compagni di questa avventura, che sono stati Fabio, Annalù, Giada, Giampiero e Elisabetta.