martedì 20 dicembre 2016

Panforte di Siena





Dopo il pandoro, il panettone, i ricciarelli, il panforte di Siena è uno di quei dolci che maggiormente rispecchia la tradizione italiana dei dolci che saranno presenti sulla tavola di Natale.
Nato come la maggior parte dei dolci tradizionali italiani, tra le mura dei monasteri dove le spezie si trovavano in abbondanza, il panforte margherita ha origini antichissime che risalgono al Medioevo.
In un'antica pergamena risalente ai primi dell'Ottocento, sono elencati tutti gli ingredienti necessari per la preparazione del panforte, che erano in tutto 17, come le contrade della città di Siena che erano rimaste dal 1675: miele, farina, zucchero, noci, nocciole, mandorle, popone candito, cedro candito, arance candite, scorza di limone candite, cannella, coriandolo, pepe, chiodi di garofano, noce moscata, acqua ed infine il fuoco.
Negli anni la ricetta ha subito alcune variazioni, fino ad arrivare al prodotto che tutti conosciamo solo nel 1879, quando a Siena arrivarono la regina Margherita con il suo consorte  re Umberto I, e per fare un omaggio alla moglie del re Enrico Righi che era il titolare del Panforte Parenti, ideò una versione più delicata miscelando noce moscata, vaniglia e cannella, alla quale aggiunse mandorle, zucchero bianco, miele e una dose di marzapane, il tutto spolverato da zucchero a velo.




E' un dolce che non richiede particolare abilità, basta avere tutti gli ingredienti giusti a disposizione, come la miscela di spezie che potete provare a fare da voi, comprarla direttamente online oppure se siete vicini a Pistoia, la potete trovare alla D.M.P, insieme alle mandorle, ai canditi e ai fogli di ostia.
Esiste anche il disciplinare di produzione del Panforte di Siena, dove sono trascritte tutte le caratteristiche principali di questo dolce e dove sono elencati anche gli ingredienti del mix di spezie:   macis, pepe, pimento, coriandolo, e chiodi di garofano.
Mancano pochissimi giorni a Natale, quindi se vorrete prepararlo siete ancora in tempo. Vi garantisco che anche chi non ama questo tipo di dolce, se assaggia questo ne rimane entusiasta ed il bis è assicurato, anche perché la ricetta è quella del corso dei dolci natalizi, del mio carissimo amico chef Filippo Saporito e di sua moglie Ombretta, che vi avevo raccontato qua.
Comunque se volete saperne di più, vi invito a leggere il post che troverete sul sito di Aifb, per il Calendario del Cibo Italiano, scritto da Cecilia Mazzei.




 Panforte di Siena


dosi per 2 panforti di 16 cm di diametro

  • 900 g di canditi
  • 525 g di mandorle
  • 170 g di miele millefiori
  • 35 g di acqua
  • 130 g di farina
  • 170 g di zucchero
  • 12 g di spezie per panforte 
  • un pizzico di sale
  • un foglio di ostia
  • zucchero a velo






  • Preparate gli stampi, mettendo prima una striscia di carta forno e poi quella di ostia
  • Tostate le mandorle in forno.
  • In un pentolino mettete l'acqua, il miele e lo zucchero e portate ad una temperatura di 120° ( se non possedete un termometro per misurare la temperatura, calcolate che la temperatura sarà raggiunta quando si formeranno delle grosse bolle bianche).
  • In un tegame mettete i canditi e fateli scaldare, poi unite le mandorle e di seguito la farina alla quale avrete unito le spezie e un pizzico di sale  e per ultimo lo sciroppo. Mescolate bene, finché non sarà tutto amalgamato.
  • Versare il composto negli stampi e pressare bene con il dorso di n cucchiaio.
  • In una teglia mettete un foglio di ostia e appoggiateci sopra gli anelli e infornate a 170° per 10 minuti.
  • Una volta freddi, ritagliare l'eccesso di ostia e sformare e cospargere di zucchero a velo


  • mercoledì 30 novembre 2016

    Gnocchi di ricotta e farina di castagne con ragù di coniglio


    Vi è mai capitato di fare una passeggiata in un castagneto e di imbattervi in piccole casette in pietra, in posti dove mai vi sareste sognati di trovarle?
    Se si  molto probabilmente sono dei vecchi seccatoi, che venivano usati molti anni fa per seccare le castagne e ricavarne la preziosa farina, che sarebbe servita nel corso dei mesi a sfamare il popolo della montagna.
    Venivano costruiti con le pietre ed il legname ricavati dal territorio stesso, solo la parte metallica  veniva presa altrove, ed erano edifici a due piani con due ingressi distinti; si accedeva al primo piano per stendere le castagne sulle assi che formavano il pavimento, mentre al piano inferiore veniva acceso il fuoco che essiccava lentamente le castagne, per 40 lunghi giorni.
    Una volta essiccate venivano "bacchiate" nell'aia con bastoni di legno, per separare la buccia dalla parte edibile e una volta insaccate in sacchi di iuta venivano portate al molino, per essere macinate ed ottenere la farina.
    Anche oggi si segue lo stesso procedimento, e fortunatamente dallo scorso anno si è avuta una netta ripresa della produzione delle castagne, che aveva subito un brusco arresto a causa di un insetto originario della Cina che aveva infestato la maggioranza dei castagneti della mia zona. Grazie ad una lotta biologica ad oggi  sembra totalmente debellato  e la farina di castagne, che era stata impossibile da produrre se non in minime quantità e venduta a prezzi esorbitanti, sembra che inizi ad essere più presente sul mercato ad un prezzo "umano".

    Qua in Toscana i piatti che vengono preparati con questo tipo di farina sono tanti, basta pensare al castagnaccio, alle frittelle, i necci con la ricotta, che hanno contribuito a sfamare la gente di montagna con i prodotti che avevano a disposizione.

    In chiave più moderna, la farina di castane è abbinata anche ad altri tipi di farina, per ottenere pani, biscotti ed anche paste e gnocchi fatti in casa, proprio come quelli che vi presento oggi, con gli  gli stessi ingredienti che potevano trovare anche le nostre nonne nelle loro case di campagna: farina di castagne, ricotta di pecora e la carne di coniglio.

    Un piatto semplice, delicato e saporito, che penso vi piacerà!




    Gnocchi di ricotta e farina di castagne con ragù di coniglio



    per 4 persone ( ricetta tratta da  Sale & Pepe)




    • 500 g di ricotta di pecora
    • 250 g di farina di castagne
    • 2 cosce di coniglio
    • 1 uovo
    • 1 cipolla dorata
    • 1 carota
    • 1 costola di sedano
    • 1 pomodoro maturo o pomodoro pelato
    • 1/2 bicchiere di vino bianco
    • rosmarino
    • salvia
    • brodo di carne q.b
    • 1 spicchio d'aglio
    • olio extra vergine d'oliva fruttato medio








    In una boule setacciate la farina di castagne e la ricotta sgocciolata dal siero, poi aggiungete l'uovo sbattuto il sale ed il pepe. Mescolate bene e  versate l'impasto  sulla la spianatoia, leggermente infarinata. Impastate, fate una palla, mettetela dentro ad un sacchetto per alimenti e fatela riposare in frigo per un'ora.
    Intanto preparate il sugo di coniglio.
    Fate un battuto con gli odori e le erbe aromatiche, poi soffriggetelo delicatamente insieme a 2-3 cucchiai d'olio extra vergine, aggiungete le cosce di coniglio, fatele rosolare e poi sfumate con il vino bianco.Unite i pomodori e salate e pepate. Cuocete per circa 45-50 minuti, aggiungendo del brodo caldo all'occorrenza.
    Disossate le cosce e rimettete la polpa nel sugo.
    Ora formate gli gnocchi. Formate dei cordoncini, poi tagliateli a pezzetti e passateli man mano sui rebbi della forchetta.
    Buttate gli gnocchi, dentro ad una pentola di acqua bollente salata, scolateli appena saliranno in superficie e saltateli nella padella con il sugo di coniglio caldo.
    Serviteli con un giro d'olio crudo e una macinata di pepe.



    Credits:
    Edifici rurali 
    La farina di castagne

    lunedì 21 novembre 2016

    Orecchiette con le cime di rapa



    Spesso mi metto in gioco con me stessa, sopratutto per quello che riguarda la cucina, cercando di alzare quell'asticella della difficoltà, che spesso mi ha fatto molta paura.
    Quando ero una giovane sposina e decisi con mio marito di abbandonare il mio lavoro per accudire al meglio i nostri figli, una persona che conoscevo mi disse che la scelta che stavo per fare era quella giusta e che avrei avuto tanto, tantissimo tempo da dedicare alla cucina, preparando minestroni, ragù, dolci per i ragazzi  tutto fatto in casa, che avrebbe giovato sicuramente anche al nostro budget.
    Ecco, io a quelle parole ebbi un sussulto!
    Lavorando in ospedale ed avendo poco tempo da dedicare alla preparazione dei pasti, sopratutto con due figli con una differenza di età di soli due anni, ero solita approvvigionare le mie scorte utilizzando il servizio settimanale della famosa Bo Frost, oppure passando molto spesso dal reparto surgelati del supermercato.
    Penso che questo sia stato l'input che ha fatto scattare in me la voglia di provarci a farlo da sola, ovviamente gli insuccessi e le schifezze preparate, sono state molte, ma ogni volta che riuscivo ad alzare quell'asticella, la soddisfazione me la potevate leggere in viso.

    Da qualche tempo, sentivo la voglia di cimentarmi nella preparazione delle orecchiette pugliesi, ma per una cosa o per l'altra ho sempre rimandato, fino a qualche giorno fa, quando mi sono armata del coltello giusto e di un po' di tempo a disposizione e mi sono messa alla prova.

    Ecco, ora immaginatemi nelle vesti del compianto Gene Wilder in Frankestain Junior, quando esclama:
    " Si può fareeeeeeee..."
    Si, le orecchiette si possono fare tranquillamente in casa, sopratutto in questo periodo in cui le brassicaceae fanno da padrone, e al mercato è un tripudio di cime di rapa, broccoli e cavolfiori vari e abbinandoli insieme, vengono fuori dei piatti fantastici.
    Basta una buona semola di grano duro, dell'acqua tiepida, un coltello a punta tonda e un po' di tempo a disposizione, tutto qui.

    Vi ho aggiunto anche un mio video, dove si vedono i passaggi fondamentali da seguire per ottenere le orecchiette, spero che vi possa essere utile.

    P.S= una mia carissima amica pugliese, Anna The Nice, mi ha assicurato che le orecchiette sono ottime anche servite con il ragù di carne, quindi dobbiamo provarci, non credete?


    Orecchiette con le cime di rapa



    Ingredienti per 4 persone


    400 g di orecchiette
    1  kg di cime di rape
    2 filetti di acciughe sottolio
    3 spicchi d'aglio
    peperoncino
    4 cucchiai di olio extra vergine
    pangrattato o mollica di pane raffermo q.b



    per le orecchiette

    500 g di farina di semola di grano duro (NO semola rimacinata)
    200 g circa di acqua tiepida










    Procedimento per fare le orecchiette

    Sulla spianatoia mettete la semola di grano duro e formate la  fontana, poi aggiungete una piccola quantità di acqua tiepida e iniziate a mescolare  ruotando la mano.
    Aggiungete man mano l'acqua, sempre mescolando  poi iniziate ad impastare, allungando la massa e riportandola via via, verso di voi.
    Vi occorreranno circa dai 10 ai 15 minuti, finché l'impasto non sarà liscio, poi avvolgetelo l in un sacchetto per alimenti  e lasciatelo riposare per un tempo che va da mezz'ora ad un'ora

    Prendete una porzione di pasta e fate un cordoncino del diametro  di circa un mignolo, poi mettetelo di fronte a voi e iniziate a tagliarlo in tocchetti.
    Prendete il coltello dalla punta tonda e trascinate il pezzetto di pasta  verso di voi,   appoggiatelo sulla punta del vostro pollice e rivoltate l'orecchietta.
    Man mano che le preparate, appoggiatele su un vassoio coperto da un canovaccio leggermente cosparso di semola.
    Se le volete consumare subito, potete procedere alla cottura, altrimenti potete essiccarle e utilizzarle al momento opportuno.

    Vi aggiungo un video e spero che sia più esaustivo della mia spiegazione.







    Lavate e pulite le rape, eliminando le foglie e le coste  dure.
    Portate ad ebollizione l'acqua salata e immergetevi le rape.
    Appena riprende il bollore, buttateci anche le orecchiette.
    Intanto in una padella, preparate il condimento, versando l'olio extra vergine ed aggiungendo il peperoncino e gli spicchi d'aglio schiacciati e con la loro buccia.
    Appena iniziano a sfrigolare è il momento di aggiungere i filetti di acciuga; fateli sciogliere, mescolando con delicatezza con una forchetta.
    In una padella, mettete il pangrattato e fatelo dorare.
    Quando le orecchiette saranno cotte, scolatele e versatele nella padella, facendole insaporire.
    Unite anche il pangrattato e servite in tavola


    venerdì 18 novembre 2016

    Bradley, sorridimi e io mi tiro su! Tiramisù al Rum e savoiardi al cacao e peperoncino, per l'MTC#61



    Legare un Tiramisù, ad un'icona o ad un film sexy, questa è stata la richiesta di Susy May, vincitrice della sfida #60 dell'Mtchallenge!
    Si  perché se non fosse già complicato di suo trovare una ricetta adatta al gioco, adesso ci viene chiesto anche di trovare un filo conduttore; così, quei due neuroni ancora freschi che mi son rimasti, si devono mettere ogni volta all'opera.
    Le  4.30 dopo il primo  pip-stop della giornata,  è il momento più adatto per questo scopo.  Sdraiata nel letto, con gli occhi rivolti al soffitto, penso alla ricetta per la sfida e così il poco sonno rimasto, svanisce del tutto!

    Le difficoltà non sono solo queste. Gira e rigira, abbiamo tutte quante le stesse idee e intuizioni... così che anche questa volta, mi sono vista sfilare sotto il naso  Johnny Deep e Chocolat, ed ho visto un'impressionante quantità di savoiardi al cacao utilizzati  nelle ricette delle altre blogger, tanto da farmi venire la voglia di prendere il sac a poche e ingoiarmi tutto l'impasto crudo, per affogare la mia delusione.

    Ma ho resistito ed ho pensato seriamente a chi ultimamente riesce a smuovermi l'ormone e la mia scelta è ricaduta su Bradley Cooper, ai suoi occhi, al suo sorriso ( e non solo quello) e all'ultimo film che ho visto, con lui come protagonista.


    origine della foto qua 






    Nel 2015 è uscito nelle sale cinematografiche Il Sapore del Successo, dove Bradley è Adam Jones, uno chef che dopo aver conquistato a Parigi due stelle Michelin, per dei colpi di testa e delle scelte sbagliate butta tutto alle ortiche e deve rimettersi in gioco, per poter riaprire un nuovo ristorante e poter acquisire la tanto agognata terza stella. Nel film c'è tanta passione, sia per quella che usa ai fornelli sia  per la sua sous chef Helen, interpretata da Sienna Miller, ma è sopratutto la voglia di rimettersi in gioco per conquistare quello che aveva perduto, che risalta agli occhi.

    Sarà che l'uomo ai fornelli ha il suo perché, sarà che Bradley è un figo da paura con quegli occhi così chiari e quel sorriso da sturbo, sarà che quando dice nel film " ...cucinare esprime chi siamo, dovremmo creare orgasmi culinari..." ecco  che mi arriva quel fremito e quel lampo di genio, che mi ha aiutata a trovare la ricetta adatta alla sfida!
    Veramente l'input me lo ha dato anche un trailer che ho trovato in rete, digitando la chiave di ricerca " Bradley Cooper, scene sexy...". Non vi dico qual'è per non passare da depravata, però diciamo che il mio ormone in quel minuto e mezzo, ha avuto un bel picco e faceva pure la ola!!







    Il mio  tiramisù al Rum  è un po' come Bradley: delicato, sensuale, con quella nota piccante che ti arriva  solo se lo scopri fino in fondo, come quando affondando il cucchiaino nella crema soffice, incontri i savoiardi al cacao e peperoncino, che ti danno quel brivido e quel calore che non ti aspetti.


    P.S: mi auguro che  non siano le prime caldane...



    Per la crema di mascarpone

    • 500 g di mascarpone di ottima qualità oppure di vostra produzione
    •      zucchero 
    •     2 tuorli
    •     2 albumi
    •      2 cucchiai di Rum


    Per il mascarpone Homemade
    • 500 g di panna fresca al 35% di grassi
    • un cucchiaio di succo di limone oppure la punta di un cucchiaino di acido citrico


    Per i savoiardi al cacao e peperoncino
    per circa 30 biscotti

    • 90 g farina 00
    • 20 g di cacao amaro
    • 50 g fecola di patate
    • 125 g di zucchero
    • 100 g di albume
    • 80 g di tuorlo
    • 25 g miele d'acacia
    • 1 cucchiaino di essenza di vaniglia o i semi di mezza bacca
    • peperoncino in polvere q.b
    • zucchero a velo q.b


    Per la bagna al rum
    • 150 g di acqua
    • 110 g di zucchero
    • 50 g di rum


    Preparazione del mascarpone

    Con questa dose, otterrete circa 350 g di mascarpone.

    • Mettete la panna dentro ad una ciotola di vetro o di acciaio e mettetela dentro ad una pentola in cui avrete versato due o tre dita di acqua. La boule non deve toccare il fondo e procedete alla cottura a bagnomaria portando la panna ad una temperatura di 85°C, poi unite il succo di limone o l'acido citrico e iniziate a mescolare.
    • La panna inizierà a coagularsi, quindi continuate la cottura per 5 minuti.
    • Togliete la ciotola dal fuoco, lasciate raffreddare, poi ricopritela con della pellicola  e riponete il tutto in frigo per circa 12 ore.
    • Versate il composto dentro ad un colino che avrete rivestito con della garza oppure un telo di cotone che non profumi di detersivo, chiudetelo legandolo stretto e poi  appendetelo sopra ad una pentola ( potete aiutarvi con un mestolo di legno) e lasciatelo in frigo per altre 24 ore.
    • Una volta pronto, mettete il mascarpone dentro ad un barattolo sterilizzato e conservatelo in frigo per un massimo di tre giorni.



    Savoiardi al cacao e peperoncino

    • Preriscaldate il forno a 180°C  in modalità statico.
    • Separate gli albumi dai tuorli  e montate gli albumi con le fruste elettriche oppure  nella planetaria, a neve ferma aggiungendo lo zucchero in due o tre volte, aumentando pian piano la velocità. Vi occorreranno dai 10 ai 15 minuti.
    • Sbattete i tuorli con il miele e uniteli agli albumi montati, utilizzando una spatola e mescolando delicatamente dal basso verso l'alto e ruotando di volta in volta la ciotola.
    • Unite la farina, il cacao, la fecola, la polvere di peperoncino nella quantità che desiderate, i semi della vaniglia, e mescolate come avete fatto prima con movimenti rapidi ma delicati.
    • Riempite un sac a poche con una bocchetta liscia di 10-14 mm, e formate dei bastoncini di circa 8 cm, su di una teglia rivestita di carta forno.
    • Cospargete di zucchero a velo, aspettate che si sia assorbito e poi spolverate ancora una volta, attendendo ancora l'assorbimento.
    • Infornate per i primi 3 minuti con lo sportello chiuso, poi inserite un cucchiaio di legno e lasciate cuocere per altri 4-5 minuti, favorendo così la fuoriuscita del vapore.
    • Sfornate e attendete che siano ben freddi, prima di staccarli dalla teglia.

    Bagna al rum

    • Fate scaldare l'acqua a circa 50-60°C, poi unite lo zucchero e lasciate sciogliere.
    • Togliete dal fuoco, fate raffreddare  e unite il Rum.
    • Se lo lasciate riposare qualche ora, il preparato sarà molto più aromatico.



    Per la crema di mascarpone aromatizzata al Rum

    Premessa
    Per il Tiramisù, ormai da tanto tempo, utilizzo una sorta di pastorizzazione delle uova  per evitare di incorrere in spiacevoli  conseguenze per la salute di chi si appresta a consumare i miei dolci che prevedono l'utilizzo delle uova crude. Sono piccoli accorgimenti che non richiedono dispendio di energie, ma che ci danno una certa tranquillità, scongiurando il problema della salmonella e non mi sembra poco! 


    • Mettete i tuorli dentro ad una ciotola ed aggiungete pari peso di zucchero, poi poggiate il tutto su di un pentolino in cui avrete messo due dita d'acqua, accendete il fuoco e iniziate a montare  i tuorli con le fruste elettriche.
    • Controllate la temperatura con un termometro e quando la massa raggiungerà i 70°C, toglietela da sopra l'imboccatura della pentola e fatela raffreddare immergendola in una ciotola che contenga acqua fredda, mescolando con una spatola. Una volta fredda, riponetela in frigo.
    • Fate la stessa operazione con gli albumi, e metteteli da parte.
    • Mescolate  il mascarpone e unite i tuorli pastorizzati, poi unite anche gli albumi e i 2 cucchiai di Rum

    Montaggio del Tiramisù

    Bagnate un savoiardo o due  nella bagna al Rum e inseritelo sul fondo del bicchiere, coprite con qualche cucchiaio di crema, poi un altro strato di savoiardi imbevuti e di nuovo la crema, fino al raggiungimento del bordo.
    Mettete in frigo e al momento del servizio, cospargete di ottimo cacao amaro.



    Con questo Tiramisù,  partecipo alla sfida n° 61 dell'Mtchallenge.










    martedì 4 ottobre 2016

    Tagliatelle al tartufo estivo



    Avete mai provato ad andare in cerca di tartufi?
    Io sono figlia di due grandi fungaioli e nel mio dna oltre ai vari cromosomi, sicuramente si celano anche le spore dei porcini! Sono cresciuta seguendo mamma nelle selve di castagni, ci alzavamo alle 5 del mattino  per essere nel bosco quando il sole avrebbe fatto capolino, mi ha insegnato tutti i trucchi del mestiere e fino a qualche anno fa  li ho sfruttati al meglio in compagnia di mio marito  riportando a casa discrete quantità di funghi, ma da qualche anno a questa parte la natura sembra che ci sia rivoltata contro; nonostante le copiose piogge, il susseguirsi delle giornate ventose asciuga di nuovo il terreno e dei preziosi porcini nemmeno l'ombra.
    Ma i tartufi no! Nonostante la mia casa di montagna, si trovi al confine con l'Emilia e in quella zona si trovino i preziosi tuberi ( con tanto di cartelli raccolta funghi e tartufi lungo il bordo strada), non ho mai trovato un tartufo, se non per caso.Si per caso! Il classico  colpo di fortuna inaspettato, durante una passeggiata in un parco insieme al mio fidanzato ora marito, razzolando con un piede stile gallina è affiorata una piccola pallina dal terreno dal profumo inconfondibile, e dopo il primo attimo di stupore  l'ho lasciata dove l'avevo trovata perché a 16 anni, m'importava un tubo dei tartufi, mi intrigavano di più i baci di più del signor Calamai!
    Poi con il passare degli anni  e  l'apertura del blog, ho avuto la fortuna  di incontrare tantissime persone interessanti e di fare esperienze che mai mi sarei sognata di fare, come questa truffle experience, in compagnia di Giotto e di Cristiano  tra i boschi di Forcoli, in una fredda mattina di Gennaio di qualche anno fa dove ho potuto vedere dal vivo la vera "caccia" al tartufo, una cosa che se non avete mai provato vi consiglio di fare. E' talmente emozionante vedere la sinergia che si crea tra uomo e cane, il grande rispetto e amore dell'uno verso l'altro, che se anche correrete dietro a quei due scalmanati, sarete certamente ripagati per tutto lo sforzo quando vi fermerete ad osservare due zampe bianche che scavano come forsennate, per liberare dalla terra il tesoro che si cela la sotto.





    I tartufi che ho usato per questa ricetta, sono tartufi scorzoni, chiamati così per la loro scorza ruvida, che si trovano nei boschi nel periodo estivo che va da Agosto a Settembre, meno nobili del più regale tartufo bianco, ma se saputi trattare regalano anche loro un buon profumo e un ottimo sapore al piatto che prepareremo, e poi diciamolo sono anche molto economici.

    Se vi capita di acquistarne molti e non potete consumarli subito, vi consiglio di avvolgerli uno per uno nella carta da cucina che assorbirà l'umidità e di inserirli  in un contenitore di vetro per alimenti;  li potrete conservare in frigo per un massimo di 7 giorni cambiando la carta ogni giorno.


    Tagliatelle al tartufo estivo




    • 320 g di tagliatelle fresche
    • 200 g di tartufo scorzone
    • 12 cucchiai circa di olio extravergine d'oliva
    • 2 spicchi d'aglio
    • sale 




    Pulite bene il tartufo, spazzolandolo sotto  un getto leggero di acqua fredda, utilizzando uno spazzolino a setole medio dure.

    Prendete una larga padella, versatevi l'olio, e unite anche gli spicchi d'aglio leggermente schiacciati e non sbucciati.
    Fatelo scaldare a  fuoco basso, attenzione perché l'aglio non deve assolutamente colorire, poi togliete la padella dal fuoco e lasciate per qualche minuto che l'olio e l'aglio si insaporiscano.
    Grattugiate il tartufo e versatelo nella padella insieme all'olio e lasciatene un pezzetto intero, per poi affettarlo sottile al momento in cui  servirete il piatto.
    Rimettete la padella sul fuoco, salate leggermente e fate insaporire per un paio di minuti.
    Cuocete le tagliatelle, poi scolatele e ancora umide fatele saltare nella padella.
    Affettate  il tartufo rimanente e servite

    martedì 20 settembre 2016

    Plumcake soffice allo yogurt





    Quando ero una bambina  i dolci per la colazione erano prettamente i ciambelloni che sfornava mamma , oppure il classico pane burro e marmellata, intervallati da dell'ottima schiacciata toscana all'olio, bella unta, che veniva inzuppata nel latte caldo ( se non avete mai provato questo abbinamento, vi siete persi una delle cose più buone della vita).

    I biscotti e le merendine confezionate, sono apparsi verso la fine degli anni 70, ma erano pochissime varietà e chi produceva le "pastine" erano una o due  aziende  al massimo, e quella più famosa pubblicizzava i suoi prodotti con una famiglia sempre felice e sorridente che viveva dentro ad un mulino!

    Sarà stato il mio metabolismo supersonico, ma mi ricordo molto bene che una pastina non mi bastava mai; aprivo il sacchettino di cellophane ravanavo dentro alla scatola e tiravo fuori tre o quattro pastine, che ingurgitavo in un nanosecondo, tanto ancora il mio lato B era alquanto insignificante, ed ero ancora ignara del fatto, che sarebbe cresciuto in maniera esponenziale, solo  molti anni dopo! 


    Fortunatamente mamma, non è che fosse molto propensa nell'acquistare certe cose, e quindi  la colazione casalinga era quella che andava per la maggiore!

    In fondo con un po' di farina, uova,  zucchero e una bustina di lievito, mescolati  a volte con le  mele, oppure le mandorle o nocciole, da che mondo e mondo, il risultato che uscirà dal forno sarà sempre una torta di quelle buone, sane e che profumano di casa.

    Certo è, che non sempre è così facile e semplice ottenere dei dolci soffici e friabili;  ci vogliono mille accortezze e mille trucchi, che si imparano nel corso del tempo, tramandandoli da madre e figlia, oppure  ci vengono  svelati dalle amiche, quando gli "rubiamo" le loro preziose ricette di famiglia.
    La Paneangeli, che tutte noi conosciamo, ha pensato di venire incontro a chi non ha bel chiaro le tecniche ed i segreti per ottenere dolci praticamente perfetti; andando sul sito  potrete scaricare l' e-book Paneangeli sui  trucchi e segreti in cucina, che spaziano dalla preparazione ai consigli  per la decorazione, che sicuramente potranno esservi utile, sopratutto se siete  alle prime armi e volete dilettarvi in cucina.

    Sapete che...

    "Per gli impasti lievitati che prevedono l’utilizzo di patate, è consigliabile scegliere la qualità per “gnocchi”. Questa varietà a pasta bianca è ricca di amido e contribuisce a dare la giusta consistenza agli impasti sia dolci, sia salati amalgamandosi perfettamente alla farina, senza lasciare grumi, oppure per chi non gradisce il liquore, può bagnare il pan di spagna con la stessa quantità di succo di frutta (qualsiasi gusto), di caffè per un gusto più aromatico, o di latte per un sapore neutro..."
    Ecco, questi sono solo due semplici esempi di quello che potrete imparare scaricando l'e-book.


    E ora torniamo alla ricetta di oggi.

    E' un plumcake estremamente soffice, adatto per essere consumato a colazione, che rimane morbido ed umido, proprio come quelli "famosi" della famiglia felice che vi dicevo prima, ed è perfetto inzuppato nel latte, oppure spalmato con dell'ottima confettura casalinga.
    Se per caso vi avanzasse, ricordatevi che lo potete mantenere fragrante per qualche giorno avendo l'accortezza di sigillarlo dentro ad un sacchetto per alimenti.



    Plumcake soffice allo yogurt

    La ricetta originale la trovate qua, su Tavola Arte e Gusto

          1 stampo da plumcake  di 25 x 10 cm
    • 150 g di farina 00
    •   50 g di fecola di patate
    • 200 g di yogurt greco bianco
    • 100 ml di olio di semi di girasole
    • 3 uova biologiche
    • 150 g di zucchero semolato
    • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
    • 1 bustina di lievito per dolci
    • scorza di arancia o di limone non trattati


    Montate le uova con lo zucchero, una presa di sale, la vaniglia e la scorza di limone, finché la massa non sarà spumosa e chiara; ci vorranno circa 6-7 minuti, poi unite a filo l'olio, facendolo scorrere sulla parete della ciotola della planetaria.

    Setacciate la farina con la fecola e il lievito e aggiungetene due cucchiai al composto che state montando a velocità non troppo sostenuta, unite anche lo yogurt ed infine il resto della farina, sempre a velocità bassa.



    Versate il composto nello  stampo da plumcake, imburrato ed infarinato e cuocere in forno statico a 170° per circa 45'.
    Prima di sfornarlo provate con uno stecchino se il plumcake è cotto; se ne  uscirà pulito ed asciutto è il momento di sfornare il vostro dolce.
    Una volta intiepidito, estraetelo dallo stampo e lasciatelo raffreddare su una gratella.


    giovedì 15 settembre 2016

    Gnocchi alla Sorrentina per l'MTC #59



    Giovedì gnocchi!!

    Non so di chi sia questa citazione e da cosa sia nata, ma è una di quelle frasi che ti accompagna per tutta la vita e sinceramente non è che ogni giovedì io prepari un bel piatto di gnocchi fumanti, ma è una delle preparazioni che mi sa tanto di casa e famiglia.

    Quando ero una bimba, mio padre e mio zio coltivavano le patate nel terreno che abbiamo in montagna; mi ricordo che sentivo parlate di kennebek, majestic, patate a pasta bianca e dal nome quasi sempre storpiato in kennebekke e majesticche. Verso la  fine della vacanza vedevo babbo e zio che  muniti di zappa  andavano nel campo e  tiravano su le piante dalla terra, con i preziosi tuberi ancora attaccati alle radici; gli davano una "sgrullata" per togliere la terra e le poggiavano sul terreno in attesa di asciugarsi  e di essere poi, raccolte nei cesti.

    Con le patatine piccole piccole,  mamma preparava degli arrosti da urlo, visto che non mancavano mai i polli e i conigli allevati da zio Bruno, mentre la specialità di   babbo era quella di cuocerle in mezzo alla cenere. Nascondeva  le patate ancora con la buccia sotto la brace e quando erano pronte mi chiamava. Con  perizia e velocità le sbucciavamo, e dopo averle raffreddate a suon di soffi e urletti, passandocele tra un palmo e l'altro, le mangiavamo come se fosse stato il piatto più buono di questo mondo.

    Ma erano gli gnocchi, l'asso nella manica di mamma. Quando le patate iniziavano ad avere qualche mese e la buccia iniziava a rattrappirsi un po', ecco che la vedevi alla spianatoia impastare purea di patate e farina  mentre il sugo di carne cuoceva lentamente sul fornello. Una volta che  i lunghi serpentoni erano pronti, li tagliava con il coltello con un suono ritmico e mi chiamava per darle una mano, anzi un dito, il dito indice! Insieme rotolavamo il piccolo pezzetto sulla spianatoia e formavamo quel prezioso buchetto che a breve avrebbe trattenuto il saporito ragù.

    Ormai sono decine di anni che le patate le acquisto in pratici ballini, il terreno da coltivare è divenuto un prato e non mangio più le patate sotto la cenere, ma ogni volta che preparo gli gnocchi il pensiero torna indietro nel tempo e mi assale una leggera malinconia.

    Ma torniamo ad oggi e precisamente a questo mese di Settembre che vede di nuovo protagonista l'Mtchallenge e la nuova sfida  a base di gnocchi di patate, una sfida che si annusava nell'aria per quanto fosse acclamata, e Annarita ha accontentato tutti, sopratutto quelli che con gli gnocchi hanno litigato da piccini, e nel suo post super esaustivo ha raccontato vita, morte e miracoli del prezioso tubero, ma sopratutto ha svelato il segreto/i segreti per ottenere degli gnocchi perfetti.

    Il segreto basilare sta nella scelta della patata, che non deve essere assolutamente novella, poi possibilmente a pasta bianca perché di consistenza farinosa e ricca di amido e l'ultimo segreto è quello di sbucciarla appena tolta dal fuoco, i vostri polpastrelli ne risentiranno notevolmente, ma gli gnocchi saranno da dieci e lode.

    Per questa sfida ho voluto rimanere sul classico, che più classico non si può! Ho preparato gli gnocchi alla sorrentina, un piatto classico della cucina campana che con pochi ingredienti riesce a regalare un'esplosione di sapori e se avete la fortuna di avere tra le mani dell'ottima mozzarella di bufala appena arrivata da Pontecagnano, allora non ci sono altre parole da aggiungere.

    Visto che nella sfida era espressamente richiesto di non fare gratinature al piatto, i miei gnocchi sono stati solo saltati in padella, ma se voleste aggiungere una plus ultra, potete far saltare gli gnocchi in padella, dividerli in  4 cocotte   e cospargete  la superficie di parmigiano e terminare  la cottura in forno caldo finché non si sarà formata una crosticina.

    Gnocchi alla Sorrentina



    per 4 persone


    600 g di patate a pasta bianca di Montese  ( tutte della stessa dimensione)
    180 g di farina
    sale q.b


    per il sugo

     pomodori pelati San Marzano
    200 g di mozzarella di bufala
    Parmigiano Reggiano q.b
    1 spicchio d'aglio
    basilico q.b
    sale




    Lessate le patate al vapore, finché pungendole con uno stecchino non le sentirete tenere, poi sbucciatele e schiacciatele con lo schiacciapatate facendo ricadere la purea sulla spianatoia.
    Allargate con una spatola aggiustate di sale e unite un terzo della farina; iniziate ad impastare, e poco alla volta unite anche la farina rimasta.
    Otterrete un impasto sodo che taglierete in pezzi, poi un pezzo alla volta lo inizierete a lavorare, ottenendo un cordone abbastanza lungo, e largo circa 1,5-2 cm  che taglierete a pezzetti.
    Passate ogni gnocco sull'apposito riga gnocchi, oppure se non lo avete andrà benissimo anche il retro di  una forchetta, facendo scorrere lo gnocco dal basso verso l'alto.



    Man mano che saranno pronti disponeteli sopra un telo di cotone, leggermente cosparso di farina.

    Ora dedicatevi a preparare il sugo.

    Prendete una padella antiaderente, versateci un goccio d'olio unite lo spicchio d'aglio  leggermente schiacciato e non sbucciato. Fate insaporire l'olio per pochi istanti, poi unite i pelati schiacciati aggiustate di sale e fate cuocere per circa 10 minuti. Unite il basilico spezzettato con le mani e mettete da parte.



    Cuocete gli gnocchi in acqua bollente salata e scolateli man mano che vengono a galla.
    Versateli nella padella con il sugo caldo, unite la mozzarella spezzettata a mano il parmigiano e fate saltare.



    martedì 6 settembre 2016

    Cheesecake al cocco


    Immagine  

    Tornata a casa da pochi giorni, dopo una settimana di vacanza, che mi ha dato modo di pensare ulteriormente al mio modo di esserefoodblogger, soprattutto leggendo un commento lasciatomi da un'altrafoodblogger quando ero ancora in Croazia e che  mi ha fatto capire ancora di più, che è il blog che si deve adeguare a me e non io a lui, con i miei tempi e la mia voglia di condividere per il mio piacere personale e non seguendo statistiche e analisi che non sono certamente indispensabili, se lo si fa per puro piacere e passione. 

    Voglio prendere tutto molto piùeasy, come quando quasi otto anni fa ho aperto questo diario personale, niente più corse per partecipare a millecontest, voglio tornare a postare con la voglia di condividere l'ultima ricetta che mi ha entusiasmato o il piatto scoperto durante l'ultima vacanza, che siano ricette semplici o complesse non importa, l'importante è che possa divertirmi ancora, come qualche anno fa e questa è la cosa principale. 
    In Croazia ho avuto modo di provare tanti piatti straordinari e appena tornata, mi sono messa alla ricerca delle ricette, quindi siete avvertiti di cosa tratteranno i prossimi post: sicuramente vedretecevapcici, salsaajvar,  lepinje, ma le ricette in archivio che aspettano di essere postate sono ancora tante, quindi avrete modo di spaziare dalla cucina croata a quella italiana, senza problemi. 
    Oggi però voglio parlarvi di questa cheesecakesenza cottura, che avevo preparato qualche anno fa per il compleanno di mio marito e poi era caduta nel dimenticatoio e non l'avevo più riproposta. Nel blog ho anche altre ricette che trattano dell'argomentocheesecake, ma se volete trarre altri spunti, vi consiglio di dare un'occhiata alletante ricette dicheesecakeche proponeGalbani, nel proprio sito, ce ne sono veramente tantissime e sicuramente troverete quella adatta ai vostri gusti. 
    La mia ricetta profuma di cocco e lime, due ingredienti che secondo me rispecchiano benissimo il periodo delle vacanze: il cocco con la sua dolcezza che evoca subito il ricordo di una spiaggia caraibica magari sorseggiando unmojitoche tra i suoi ingredienti vede proprio il lime, oltre ovviamente al  rum cubano, lo zucchero di canna e le foglie di menta. 
    Il fatto poi che sia un dolce che non richiede cottura, secondo me ha una marcia in più; a parte l'attesa in frigo per farlo compattare bene, il tempo richiesto per prepararlo è veramente poco, ed è di una facilità disarmante, se lo preparate al mattino la sera avrete pronto un dolce veramente delizioso.



    Per uno stampo  di 20 cm di diametro

    180 g di biscotti Digestive
      90 g di burro
    un cucchiaio di miele

    500 g di robiola
    350 ml di latte di cocco
    120 g di zucchero a velo
    10 g di colla di pesce in fogli
    cocco disidratato q.b
    la scorza grattugiata di un lime






    Per prima cosa preparate la base: sciogliete il burro, sbriciolate i biscotti dentro ad un mixer, unite il miele e il burro fuso e raffreddato, quindi date dei colpi ad intermittenza, per far compattare bene il tutto.
    Imburrate il fondo della teglia, coprite con la carta forno ( il passaggio del burro, serve a non far "scappare" il foglio di carta forno) versatevi dentro il composto di biscotti e pressate bene con un cucchiaio. Mettete la teglia in frigo per circa 30 minuti.

    Mettete a bagno i fogli di colla di pesce, nell'acqua fredda. In un contenitore mettete la robiola, il latte di cocco ( lasciatene da parte un paio di cucchiai) lo zucchero a velo e mescolate bene.
    Scaldate il latte di cocco e fatevi sciogliere la colla di pesce che avrete avuto cura di strizzare per bene, mescolate bene e togliete dal fuoco.
    Unite la colla al composto di robiola e mescolate accuratamente.
    Versate la crema dentro allo stampo, livellate bene e mettete in frigo per circa 5-6 ore.
    Al momento del servizio, cospargetela di cocco disidratato e scorza di lime.